Barano d' Ischia
Il Comune di Barano coi i suoi 1.106 ettari presenta una struttura orografica originale: in alto un arricchimento attorno allo spento cratere di Fondo Ferraro, e nel quale si distingue Monte Trippodi, che viene a valle coi i ripiegamenti di Bosco Catena, Costa Sparaina, collina di Buttavento e di Garofano, per trasformarsi in un pianoro curvo, il Piano di Testaccio e Piedimonte, protetto a sua volta dalle colline di Monte Cotto, Guardiola e Monte Barano che fanno giungere nel mare le opposte pendici. A questo complesso centrale si affiancano: a destra, l’insieme delle Cave dirette alla spiaggia dei Maronti; a sinistra, una serie di piccoli crateri, Vatoliere, Molara e Cava Nocella, formanti un ulteriore e grazioso arricciamento con le suggestive collinette di Matarace, Cesa, Testa, Schiappone, Monte Vezzi. Conseguenza immediata di questa struttura è l’ armoniosa disposizione dei paesucoli che vengono scoperti dal turista come in un gioco a nascondino: Barano, Buonopane, Testaccio, Piedimonte, Starza, Vatoliere, Schiappone, Chiummano, Fiaiano, Molara. L’ etimologia più corrente ci viene dal Baldino “Varano, podere di Vario”e dallo Ziccardi “Luogo delizioso”. Per il turista non frettoloso, che non voglia sapere soltanto di ristoranti e di altri conforti moderni, che ormai pullulano in tutta l’isola d’ Ischia dai più modesti ai più sofisticati, il comune di Barano offre a piene mani una varietà di panorami, di scorci, di angoli, accanto ad elementi di cultura, di storia, di costumi e di tradizioni che, certamente, se visitati, gli infondono il desiderio di una vita più confacente al nostro essere di creature intelligenti ed affettive. Proprio per questo motivo il turista non dovrebbe mancare di vedere Buonopane (ma il suo vero nome era Moropane); di affacciarsi sulla collina di Buttavento, il cosiddetto Piccolo Epomeo, per la stessa veduta e suggestione, che offre, in più larga misura, l’Epomeo. E’ a Buonopane che si conserva la caratteristica danza ischitana, la Ndrezzata, certamente per l’intreccio complicato di spade e mazzarelli di legno con i quali diciotto danzatori si scontrano in un finto combattimento corpo a corpo, forse vaga trasformata immagine di quando la gioventù ischitana cercava di fronteggiare predoni e pirati, il tutto nei caratteristici costumi tradizionali. E qui, dove la parte più accidentata del terreno sta per cedere alla grande conca delle Cave, e propriamente a ridosso della confluenza di Cava S. Pietro con Cava Candiano, che sgorga la sorgente Nitrodi .” Acqua calda per lavare mani e piedi, ovvero Canto delle lavatrici”, sono le etimologie che meglio di ogni parola dicono la bontà di quest’acqua. Alcuni bassorilievi e il frontone di un tempio, rinvenuti sul posto, dedicati ad Apollo e alle Ninfe Nitrodi, sono in grado di raccontarci la liturgia, la cura e le guarigioni operate in questo solitario recesso del comune di Barano. La liturgia si fondava su due fattori essenziali, l’acqua e il sole, mezzi materiali espressi nei simboli delle Ninfe e di Apollo. La cura procedeva per gradi con continue abluzioni giornaliere e con i bagni. Si succedevano guarigioni da mali ribelli all’opera di farmaci e di medici, principalmente quella di ridare al viso freschezza giovanile, cura che nessun farmaco e nessun medico avrebbe potuto effettuare. Per queste virtù vi fu eretto un tempio, sul cui frontone vi figurava Eros, il Dio dell’amore, che vince Anteros, il Dio della decrepitezza. Numerosi bassorilievi votivi testimoniano la guarigione ottenuta. Oggi sono esposti nel Museo Archeologico di Napoli. I benefici effetti delle acque Nitrodi venivano riscontrati dallo Jasolino, il quale così ne parla: “ Le donne del luogo sono belle, perché ogni dì l’usano.. e virtù di queste acque gli abitanti di Barano sani e lungamente vivono, le donne e lungamente vivono, le donne bellissime sono”. E siccome l’acqua è la stessa, limpida, incolore, 26° C ancora oggi guarisce piaghe e malattie ribelli persino agli antibiotici. Barano è costruita lungo il ciglio dell’omonima cava, perciò aperta, con un sol lato di caseggiati culminanti con la chiesa di San Rocco. Questa preziosità cedette, fino al 1540, per la costruzione della chiesa di S. Sebastiano, ed oggi per necessità sociali con il riempimento di parte della Cava stessa. Pertanto da questa davanzale di Barano affaccia direttamente sopra il piano di Testaccio, verso il quale declina con i ricchi poderi di Rosanovella e di Rosato, un tempo produttori di vini pregiati e di frutta. Questo stesso panorama, che ogni casa di Barano godeva dalle proprie finestre, oggi, lo si può ammirare dal suo Belvedere, dal quale il filosofo Renan pigliava spunti per il suo meditare e che ogni turista ama portare con sé almeno in fotografia. Campeggia sul limitare di questo Piano, la chiesa di S. Giorgio. Testaccio ha perduto l’antica piazzetta, conservando però lapidi storiche, per aprire il varco alla nuova via per la spiaggia dei Maronti, una delle spiagge più estese dell’isola d’ Ischia, ricca di tutti i conforti moderni. Ma la sua particolarità risiede nel fatto che tutte le Cave confluiscono su di essa ed ha una esposizione a mezzogiorno che la rende più calda delle altre. Su di essa si trova, verso S. Angelo, l’Arena medicamentosa, della quale Jasolino dice: ”tiene meravigliose virtù dell’isola d’ Ischia” . L’uso delle arenazioni è antichissimo e definito, sempre dallo Jasolino, “ eccellente, incomparabile e quasi divino rimedio” , perché le arene, composte di sabbia feldspatica, hanno temperature elevatissime che il Percalli riscontrò di 101° C.. Più ad est lo sbocco Cava Scura, divenuta ormai famosissima per le sue cure di estetica. Quindi lo sbocco di Cava Olmitello, nella quale sgorgano le omonime acque, e, un tempo, il relativo bagno. Bagno eccellente, che lo Jasolino propose chiamare bagno delle Principesse, avendo egli stesso felicemente curato la principessa di Basignano Isabella Feltria della Rovere e la principessa Di Scalea, Caterina Orsini. Di questo bagno scrive testualmente lo Jasolino: “per le virtù eccellenti che contiene.. è tanto celebre agli abitanti del luogo che credono dato loro per speciale grazia di Dio” . Se ne servirono, tra i tanti, anche il dottore Giovanni Pistoia e l’ ammiraglio Giorgio Corafà, il quale ultimo volle costruire a sue spese da Testaccio una strada decente e alberata per un accesso più comodo al bagno in questione. Ma Testaccio era meta di pellegrinaggio di ammalati per un’ altra prerogativa, una fumarola, i cui “ tepori sono differenti da quelli delle altre fumarole dell’isola d’ Ischia, perché in tutte le stufe o sudatori o fumarole isolane- scrive il Morgera – i vapori sono caldi e umidi, in quella di Testaccio, invece caldi e secchi “. Per queste caratteristiche il Sudature di Testaccio acquistò grande rinomanza al punto che Testaccio divenne meta dei sofferenti che da ogni parte vi accorrevano come ad un santuario miracoloso. Infatti, il tante volte citato Jasolino afferma: “ questo fra tutti gli altri celebratissimi sudatori del mondo ottiene i principal luogo.. il cui calore addirizza le gambe storte o qualsiasi altro male agli atri, in quella guisa che vediamo i mastri del legno raddrizzare col fuoco la materia del loro lavoro.. è il primo in tutto il mondo” . A Testaccio inoltre non manca qualche squarcio pittoresco e l’antica Torre dei Pesci poi dei Siniscalchi, non mancano panorami quali: quello dalla strada che scende ai Maronti, quello dalla Guardiola e infine quello da Monte Barano affacciandosi dalla Scarrupata sull’antichissimo cratere del Fèlice. Una passeggiata a Fiaiano per ammirare da vicino lo sbocco dell’ultima colata lavica uscita nella notte del 18 gennaio 1301, che scendono a valle riempì con un dosso la piana tra Ischia Ponte e Ischia Porto e, come qualcuno dice, distrusse il viculum ivi esistente. Per secoli la zolla rimase brulla e ingioconda, fino a quando un secolo fa, Ferdinando II non fece coprire coi pini, regalandoci la famose pineta. Su parte di esse è venuta a costruirsi la nuova Ischia. Fiaiano offre incantevoli panorami a seconda che si passa da una collinetta all’altra. E’lo stesso spettacolo che si offre al turista che visiti Piedimonte, adagiata in una piana,alla quale fanno da contorno: collinette suggestive, come Matarace col suo Cavone delle Rose, Cesa, Garofalo, Terone, Chiummano, Starza; piccoli crateri, tra cui bellissimi quelli del Vatoliere; infine la chiesetta dello Schiappone, alla quale, fino a poco fa, accorrevano l’8 settembre, comitive di dintorni. Allora, Ischia,, il tuo cuore gioiva sullo Schiappone più che in ogni altro posto dell’isola d’ Ischia perché là si radunavano gli ischitani nei loro costumi tradizionali e ti rallegravano con danze e canti in una veglia notturna. Perduta la vecchia usanza, oggi non mancano comitive che si recano nella stessa circostanza, ma soprattutto non v’è turista desideroso del bello che non vi si porti, commosso lassù anche dalla veduta del mare del Felice che bacia continuamente la Pietra Crespa.