Ischia Allarme immondizia dalla stampa tedesca
La notizia che gli alberghi di Capri rimarranno chiusi per Pasqua, sarà un nuovo colpo. E forse già oggi sarà protagonista della nuova ondata di articoli di cronaca che i giornali tedeschi hanno ricominciato a dedicare, puntigliosi e instancabili, alla “monnezza” campana. Un improvviso ritorno di attenzione stretta su Napoli e dintorni che coincide con la ITB di Berlino, dove la Campania è presente nel tentativo, obiettivamente difficile, di cominciare a rilanciare all’estero la sua immagine fatta a pezzi dall’emergenza rifiuti. Impresa che è resa più difficile, se non impossibile, dal martellamento mediatico in corso proprio in questi giorni, con una ripresa dei toni da “day after” di qualche mese fa. Dopo averle tentate tutte, negli anni scorsi, per mettere in cattiva luce l’Italia nei periodi cruciali per la sua industria turistica, alla stampa tedesca è caduto il cacio sui maccheroni con il disastro dell’immondizia, sul quale peraltro proprio la Germania sta facendo degli ottimi guadagni, in cambio dello smaltimento nei suoi inceneritori delle balle che, dalle nostre parti, tutti si preoccupano solo di disconoscere e di allontanare. Era da diverse settimane ormai che i giornali tedeschi avevano allentato la presa, rinunciando alla pioggia di reportage quotidiani che aveva caratterizzato il periodo tra dicembre e gennaio, quando la situazione “monnezzara” campana era nella fase più drammatica, sotto i riflettori di un’opinione pubblica mondiale a dir poco sconcertata. Allora erano piombati a Napoli numerosi inviati, che producevano a ripetizione articoli, fotografie e immagini per i vari media stranieri, tra i quali erano ben rappresentati i tedeschi. Materiale di grandissimo impatto, che ha avuto il potere di ridurre ai minimi termini, in pochi giorni, l’immagine di una terra che nell’immaginario collettivo, soprattutto dei popoli del nord, era stata sempre identificata positivamente con sole, mare, bellezze naturali, buona cucina e reminiscenze classiche. Un patrimonio prezioso sommerso dai cumuli di rifiuti e dai roghi appiccati insensatamente tra Napoli e il suo hinterland. Poi, come accade inevitabilmente in questi casi, spesso tanto più velocemente quanto più forte è stata l’attenzione iniziale, i riflettori si sono spenti uno dopo l’altro e sulla Campania non sono usciti più che dei rari aggiornamenti, relegati tra le “brevi” dall’estero.
IL TAM TAM E’ RIPRESO
Fino all’altro ieri, guarda caso in concomitanza con l’inizio della ITB di Berlino. Quando è ripreso all’improvviso il tam tam mediatico sull’immondizia campana su numerosi quotidiani tedeschi, tra i quali alcuni dei più diffusi in tutto il paese. Come la “Sueddeutsche Zeitung”, che non ha risparmiato spazio alle notizie da Napoli. E i toni sono tornati quelli da allarme rosso di due mesi fa, anche se non trovano alcuna giustificazione nella situazione attuale, che è sempre difficile, ma non drammatica come allora. Eppure, per gli inviati tedeschi è come se il tempo si fosse fermato, tanto che sono state riutilizzate le stesse descrizioni, le stesse argomentazioni, perfino le stesse immagini ad effetto. Con il risultato di trasmettere in Germania l’immagine di una regione perennemente al collasso, dove tutte le strade continuano ad essere invase da cumuli di “monnezza”, impraticabili per gli esseri umani, ma terreno perfetto di accrescimento per colonie di famelici ratti, ormai padroni del territorio. Come se non bastasse, si è tornati ad agitare lo spettro del colera, che è l’antidoto più efficace e immediato per scoraggiare anche i viaggiatori più avventurosi a scegliere di trascorrere un periodo di ferie in Campania. Dipinta tutta come la terra in cui ormai si concentra il peggio del peggio. L’offensiva allarmistica non trascura nulla. Instillato il dubbio – e che dubbio! – sulla salubrità dell’aria, sulla potabilità dell’acqua, sul possibile verificarsi di epidemie gravissime, ci si sta dedicando anche ai prodotti tipici. Ed è entrata nel mirino la mozzarella, descritta come una bomba chimica, una palla di formaggio alla diossina. Si sostiene, infatti, che la diossina avrebbe impestato i terreni e dunque l’erba di cui si nutrono le bufale, il cui latte sarebbe altamente tossico. E per completare l’opera, si ha cura di ricordare ai lettori tedeschi, a quel punto già sufficientemente terrorizzati, che la mozzarella di bufala è ingrediente fondamentale della pizza, prodotto di punta della tradizione gastronomica partenopea. Di qui la rivelazione (sic!) che è da considerarsi gravemente a rischio anche il più caratteristico piatto della cucina dell’Italia meridionale. Insomma, un quadro più desolante di questo, non lo si poteva dare.
IL SERPENTE SI MORDE LA CODA
A sostegno della nuova campagna di “sputtanamento” sistematico sono state utilizzate anche le notizie degli ultimi giorni sulla chiusura dell’Hotel Continental, la mancanza di avventori di altri alberghi a “cinque stelle” del lungomare cittadino. E la ciliegina sulla torta è stata la chiusura da poco annunciata del ristorante Caruso, che ha fatto molto scalpore anche all’estero. Per gli osservatori stranieri, la chiusura o le difficoltà delle strutture ricettive più “in” di Napoli è stata interpretata non solo come la conseguenza drammatica della perdita di clientela provocata dall’emergenza di due mesi fa, ma come il segnale dell’invivibilità permanente di Napoli e di tutta la Campania. Così, la difficoltà già grave in cui si dibatte l’industria turistica campana, raccontata e trattata in certo modo, finisce con il diventare a sua volta un fattore di ulteriore discredito dell’offerta regionale nel suo complesso. E adesso con la decisione sofferta e per certi versi obbligata degli operatori capresi, i commentatori tedeschi avranno un altro ottimo pretesto per sostenere che il turismo in Campania è defunto. “Il turismo in Campania è alla fine”, del resto, è il titolo di un articolo pubblicato ieri, che fa esplicito riferimento alla partecipazione regionale alla ITB. E con questa storia che il nostro turismo non può riprendersi, gli si toglie il poco ossigeno che gli è rimasto. O, almeno, si tenta di farlo. Così come, forse involontariamente, si finisce con l’allontanare vieppiù i turisti dall’intera Campania, oltre che da Napoli. Una sorta di condanna pronunciata a tavolino, senza appello, e prescindendo dalla reale situazione del territorio. Di cui si vedono, amplificandoli a dismisura, solo gli aspetti negativi e destabilizzanti.
MA A ISCHIA COME STATE MESSI?
E non c’è da stupirsi se proprio ieri ci è arrivata in Redazione la telefonata di una gentile signora di Bolzano, presentatasi come turista almeno “aspirante” della nostra isola che poi ha aggiunto di essere anche giornalista, la quale era interessata a sapere se anche Ischia fosse in difficoltà per l’immondizia come si sapeva essere tutta la Campania. Vivendo a Bolzano ed essendo presumibilmente di madrelingua tedesca avrà sicuramente letto i recenti articoli della stampa teutonica e si sarà fatta anche lei l’idea di un disastro peggio di quello che realmente c’è. Abbiamo spiegato che non siamo assediati dall’immondizia e che le strade sono praticabili e gli alberghi pronti ad aprire o alcuni già in attività. E che stiamo facendo anche la raccolta differenziata. Chissà se l’abbiamo convintaáE chissà quale sarà l’effetto della nuova ondata di “rivelazioni” a pochi giorni dall’apertura della nuova stagione turistica su una clientela già demotivata e demoralizzata.