ISCHIA La Polizia espropria dalla gestione i titolari di un albergo di Forio
Ischia - La squadra di polizia giudiziaria del commissariato di Ischia, su delega della procura della Repubblica, ha sottoposto a sequestro un albergo di Forio nell’ambito della indagine per scoprire un giro di presunte truffe che sarebbero ruotate nella compravendita della struttura ricettiva che sarebbe stata acquistata e venduta utilizzando le classiche società cosiddette “scatole cinesi”. Gli uomini del vice questore Antonio Vinciguerra, dopo aver seguito gli iter previsti in questi casi, hanno di fatto “spogliato”, come disposto dall’autorità giudiziaria, la gestione della struttura e demandato il controllo delle attività al curatore giudiziario nominato dal magistrato che di fatto avrà il compito di traghettare la struttura in acque più tranquille e consentire il prosieguo della stagione estiva consentendo agli ospiti di rimanere nell’hotel. Il tutto si è svolto nella massima tranquillità, senza creare alcun problema alla clientela che non si è accorta di nulla, in quanto tutta l’operazione era incentrata esclusivamente sul passaggio delle consegne. E’ una indagine condotta direttamente dall’ufficio del procuratore della Repubblica che si è avvalso della polizia giudiziaria a disposizione del proprio ufficio che ha eseguito tutta una serie di accertamenti, perlopiù legati alla ricostruzione delle società coinvolte in questa presunta attività truffaldina, individuando i vari responsabili che hanno ottenuto la carica di amministratore unico e capire quali fossero gli altri soci. Seguire la strada intrapresa del passaggio delle quote ed ovviamente delle somme di denaro per l’acquisto della maggioranza delle società coinvolte. Un giro molto intrecciato, che probabilmente è servito ad occultare qualche somma di denaro che sarebbe di alcune centinaia di migliaia di euro, forse serviti a qualcuno per racimolare risorse da poter utilizzare poi in altre attività senza lasciare alcuna traccia. Ci sarebbe stata, è giusto il condizionale dato la riservatezza e delicatezza delle indagini, una vendita fittizia con altrettanto acquisto fittizio. Un dare e avere nello spazio di poco tempo per mischiare le carte e intorbidare le acque. Ma tutto ciò non è passato per nulla inosservato, tant’è che la polizia giudiziaria, avvalendosi degli uffici esperti della “lettura” dei bilanci societari, ha rinvenuto il filo di Arianna che ha condotto a capire il raggiro e ad individuare i possibili responsabili. L’indagine è in una fase delicatissima perché secondo indiscrezioni qualcos’altro potrebbe emergere dalle ulteriori indagini che sono tuttora in corso da parte degli uomini del procuratore Lepore che si stanno impegnando per evitare che si consumi l’ennesimo raggiro nei confronti anche di quei soci che si sono visti sfilare il bene senza tanti scrupoli. Chi fa queste attività, è uno determinato e va dritto alla meta, soprattutto quando vi sono in ballo dei grossi capitali in gioco. La Polizia di Stato seguirà comunque gli sviluppi degli accertamenti che sono stati ulteriormente delegati e che fanno ritenere che il botto potrebbe essere ben più consistente di quello finora scoperto. Infatti le deleghe riguardano altre operazioni compiute da una e più società collegate a questo affare che non si sarebbero solo alla compravendita di questo albergo foriano, che è stato al centro di queste operazioni finanziarie non trovandosi in condizioni economiche tali da rimanere tranquilli e per evitare che la situazione precipitasse inesorabilmente con il pericolo di perdere un bene così prezioso, la mente avrebbe ideato questo passaggio di quote per dimostrare di avere in bilancio dei capitali freschi che la riparavano da possibili dichiarazioni di fallimento. Queste sono indiscrezioni che trapelano dalle indagini che sono ermeticamente coperte da segreto istruttorio. C’è anche un altro filone sul quale la magistratura intende soffermarsi e capire chi sono tutti i soggetti coinvolti e che sarebbero già iscritti nel registro degli indagati. Scoprire i loro trascorsi, che sono molteplici, individuando se nel passato si sono adoperati per compiere finalità “criminose” della medesima natura, o se dietro vi sono capitali freschi che sono stati immessi nel mercato turistico per vari scopi. Sottolineiamo che questo è solo un aspetto della ricerca della verità, ma comunque nulla di acclarato è stato ancora evidenziato e tale da rendere l’azione giudiziaria più penetrante onde evitare la prosecuzione delle medesime condotte. Ma il dato che preoccupa di più, è che la magistratura si è mossa con celerità ed ha adottato tutte quelle contromisure che sono a disposizione. E già la nomina di un curatore giudiziario che avrà il compito di gestire sin da martedì scorso l’intera struttura, spogliando coloro che ne avevano il controllo fino a lunedì, è un segnale importante, che lascia capire che siamo di fronte a qualcosa di delicato e che è già ben visibile dagli atti acquisiti dalla polizia giudiziaria presso le camere di commercio, leggendo con attenzione i bilanci di queste cosiddette società “scatole cinesi”, servite per compiere dei passaggi più o meno leciti per l’acquisto dell’hotel e della rivendita in tempi stretti dello stesso bene, che fa sospettare che il tutto sia finalizzato a qualcosa di poco chiaro. Ma quello che è accaduto in questa struttura ricettiva non è l’unico esempio di come una crisi attanagliante sta colpendo l’economia turistica della intera isola d’Ischia. Secondo informazioni trapelate nel rigoroso riserbo delle indagini, altre strutture alberghiere sarebbero passate di mano alla chetichella e senza che nessuno si accorgesse delle operazioni. La più classica senza dubbio è l’aumento di capitale, che viene fatta allorquando si intende scacciare dalla società o diminuirne la capacità di interlocuzione delle quote possedute, che rende il soggetto che la propone più forte e gli consente un controllo quasi assoluto. Aumentando il numero delle quote perché anche disponibilità di capitali freschi, sperando che chi ha quote minori non sia capace di mettere l’equivalente delle quote possedute. E’ uno scontro violento che il più delle volte nessuno conosce ed esplode solo allorquando chi sta per subire si rivolge all’esterno innescando azioni civilistiche per chiedere l’intervento dell’autorità giudiziaria per invalidare gli aumenti di capitale ritenuti finalizzati a disfarsi di un socio scomodo. O per averlo fatto senza seguire quei criteri previsti dalla legge. Attualmente alcune grosse famiglie di albergatori si ritrovano all’interno “scassate” e comporta una battaglia senza esclusione di colpi chiedendo al giudice l’intervento con conseguenze abbastanza critiche. Non riuscendo più a gestire al meglio la struttura e creando il depauperamento del bene e la perdita totale di una clientela accumulata in tanti anni di attività. Ce n’è una in particolare a Lacco Ameno che per anni è stata punto di riferimento e una volta scomparso il titolare, colui che trainava la gestione, si è dovuto ricorrere alla carta bollata per dirimere i contrasti intercorsi tra i familiari che comunque per non darla vinta all’altro, hanno deciso – solo in questo caso – la chiusura dell’albergo in attesa di una parola chiara e definitiva dell’autorità giudiziaria.