“Il turismo ed Ischia”di Bruno Mancini
ISOLA D’ISCHIA
E’ sempre entusiasmante comprendere non solo come nuove forme di vita collettive abbiano potuto gratificare le aspettative di pochi lungimiranti pionieri, ma, ancor di più, come esse abbiano riversato benefici effetti economici, culturali e sociali sulla quasi totalità dei cittadini residenti nelle località interessate alla innovazione. Parliamo di turismo: il nuovo modo di intendere l’utilizzazione delle risorse umane, paesaggistiche, climatiche e termali dell’Isola d’Ischia a partire dagli anni ’50. Certo è azzardato configurare in un recente periodo storico l’inizio
della trasformazione in senso turistico delle tradizionali attività marinare e contadine della popolazione isolana, e ciò in ragione di una notoria consuetudine alla utilizzazione di molti borghi locali a scopi sia terapeutici e sia di ristoro fisico - mentale la quale, pure essendo stata essenzialmente appannaggio quasi unicamente delle classi nobili e della ricca borghesia, si perde nei ricordi non solo della storia ma addirittura del mito e della leggenda.
Che Ischia, come sostenne Philippe Champault in Phéniciens et Grecs en Italie d'après l'Odyssée. Paris, Leroux, 1906, abbia avuto il vanto di essere la terra ove giunse naufrago Ulisse, fu una tesi forse eccessivamente azzardata ma che comunque, tra tanti eruditi confronti, già all’inizio del secolo scorso simbolizzava la propensione ad assegnare ad Ischia una particolare peculiarità di accoglienza ed ospitalità. Nel libro VI dell'Odissea, Omero inizia a narrare di quando Ulisse, stremato e naufrago, fu raccolto dalla bella Nauticaa, figlia di Arete e del re dei Feaci Alcinoo, per essere ospitato nella loro reggia e poi fornito della nave che lo ricondusse ad Itaca, e l’antico narratore della epica greca ripete con poetica
insistenza che il benvenuto con cui fu accolto l’eroe d’Itaca ebbe caratteristiche di prodigalità e di generosità al pari, almeno, all’accattivante malia dei tepori dei profumi e dei sapori profusi dalla natura in ogni angolo delle luminose terre appartenenti al regno dei Feaci.
”Solo pietre” di Christian Prezios
Infatti ai timorosi pensieri di Ulisse