Ischia un isola di vino
Cosi' traboccante di uve e vigneti, Ischia fu in epoca antica uno dei maggiori serbatoi dionisiaci del mediterraneo. Diverse furono pure le definizioni connesse all'attivita' vitivinicola dell'isola: la chiamarono ad esempio Oenaria, parola latina, che secondo gli storici deriva dal greco oinaria "luogo della vite e del vino", oppure Inarim, che per Virgilio e Ovidio era la vite. Al di la' dei legami con la coltivazione della vite suggeriti dalla toponomastica, e inevitabilmente intrecciati alla leggenda, resta certo il dato di una viticoltura di origini millenarie. Significativa testimonianza di cio' e' una coppa con un'iscrizione che esalta il vino locale (la coppa di Nestore), ritrovata durante gli scavi archeologici sul Monte Vico (Lacco Ameno). Questa, oltre ad essere una delle prime tracce di greco scritto e' una prova che gli Eubei - antico popolo greco - producevano vino nell'isola di Ischia gia' dall'VIII secolo a.C. Di quel retaggio greco cosi' lontano nel tempo ancora oggi rimangono tracce nel sapiente modo di coltivare la vite: varieta' selezionate, vigneti con forma di allevamento bassa per meglio sfruttare il calore del suolo, numero elevato di ceppi per ettaro, e potatura corta. Gli Eubei mai potevano immaginare che i loro vigneti resistessero, a distanza di oltre duemila anni, con le stesse stigmate dell'immortalita' che hanno i templi di Paestum.