Storia geologica ed evoluzione del sistema magmatico di ischia
Storia geologica ed evoluzione del sistema magmatico
La storia geologica, vulcanologica e magmatologica dell’isola d’Ischia è stata ricostruita per la prima volta da Rittmann (1930; 1948), mentre studi più recenti (Forcella et al., 1981; 1983; Gillot et al., 1982; Chiesa et al., 1985; 1987; Poli et al., 1987; Vezzoli, 1988; Crisci et al., 1989; Poli et al., 1989; Civetta et al., 1991; Orsi et al., 1991) hanno contribuito ad una più dettagliata ricostruzione ed hanno descritto il comportamento del sistema magmatico nel tempo.
Le evidenze di carattere stratigrafico e strutturale, unitamente alle variazioni composizionali dei prodotti nel tempo, sono state usate per suddividere la storia vulcanologica dell'isola d'Ischia e del suo sistema magmatico negli ultimi 55 ka in tre periodi di attività (Civetta et al., 1991). Ogni periodo è stato caratterizato da specifici processi di differenziazione ed ha avuto inizio in corrispondenza dell'arrivo nel sistema di nuovo magma, generalmente meno differenziato.
I tre periodi in cui è stata suddivisa l'attività vulcanica ad Ischia degli ultimi 55 ka, sono ben evidenziati dall'andamento della composizione isotopica dello Sr e degli elementi in tracce in funzione del tempo.
L’età di inizio dell’attività vulcanica sull’isola non è precisamente noto, infatti le rocce più antiche datate, che non sono le più antiche in affioramento, hanno un’età di 150 ka (Vezzoli, 1988) ed appartengono ad un complesso vulcanico attualmente in parte eroso e ricoperto dai prodotti dell’attività più recente. I resti di quest’apparato si rinvengono nel settore sud-orientale dell'isola. I prodotti dell'attività successiva alla formazione di questo complesso sono costituiti da piccoli duomi lavici a composizione trachitica e fonolitica. Questi duomi (Campagnano, M. Vezzi, M. Barano, Punta della Signora, Sant'Angelo, Punta Chiarito, Capo Negro, Punta Imperatore, M. Vico e l'isolotto del Castello d'Ischia) sono situati lungo le coste dell'isola ed hanno un'età compresa tra 150 e 74 ka. Il periodo seguente di attività vulcanica, attualmente oggetto di studi stratigrafici di dettaglio, fu caratterizzato da numerose eruzioni esplosive di energia variabile, separate nel tempo da periodi di quiescenza di diversa durata, e culminò con l'eruzione del Tufo Verde del M. Epomeo avvenuta 55 ka BP.
Questo periodo di attività cominciò con l’eruzione del Tufo Verde del M. Epomeo. Questa unità, costituita principalmente da ignimbriti, è stata depositata in parte in mare, in un'area situata in corrispondenza della attuale parte centrale dell’isola, ed in parte ha ricoperto le zone allora emerse. Il Tufo Verde depositato in ambiente subacqueo è attualmente esposto al M. Epomeo. Il Tufo Verde depositato in ambiente subaereo, è attualmente esposto al M. Vico, a Sant’Angelo ed alla Scarrupata di Barano, lungo la periferia dell’isola.
Dopo l’eruzione del Tufo Verde, l’attività vulcanica proseguì con una serie di eruzioni esplosive magmatiche ed idromagmatiche, fino a circa 33 ka b.p. Le rocce originate nel corso di queste eruzioni sono esposte lungo le falesie tra Sant’Angelo e Punta Imperatore, a Citara ed al M. Vico. Esse furono attribuite da Rittmann (1930) ad una singola eruzione, che egli riteneva la più grande avvenuta nell'area mediterranea, ed inserite nella cosiddetta Formazione di Citara-Serrara-Fontana. Chiesa et al. (1985) hanno invece attribuito differenti parti di questa formazione a differenti unità eruttive, i cui centri erano ubicati lungo i margini sud-occidentale e nord-occidentale dell’isola.
Il I periodo di attività cominciò con l'eruzione di magma meno differenziato (trachitico) rispetto a quello fonolitico eruttato 74 ka b.p., e fu caratterizzato dall'emissione di magmi trachitici con grado di differenziazione crescente nel tempo e composizione isotopica dello Sr costante. Questi dati suggeriscono che il magma, in una camera magmatica già zonata al tempo dell'eruzione del Tufo Verde del M. Epomeo, andava differenziandosi attraverso processi di cristallizzazione frazionata, e veniva estratto da diverse profondità nel corso di ogni singola eruzione.